CHIESA VIVA |
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Conoscere la Massoneria
Chiesa Viva n°371 «Al pari delle crisi depressive (di Giuseppe Mazzini) la sua storia e la sua concezione del mondo negano ogni vero sviluppo: «Il mondo morale come quello fisico tende all’equilibrio (…) il senso della storia insegna che (…) quando una civiltà innalza i suoi livelli di conoscenza si scontrerà poi con i popoli vicini più arretrati (…), così nel caso della Grecia e così è il caso di Roma. La gran lotta tra il bene e il male, tra i germi dello sviluppo intellettuale e i moti di una natura fisica disordinata»1. E sul piano politico, per Mazzini, questo diventava: «(…) sviluppare una ideologia mistico-religiosa per controllare i moti ciechi e disordinati, irrazionali della plebe»2. «Il compito di Mazzini era quello di selezionare strati “intellettuali” che si facessero portatori di questo credo e progetto rivoluzionario che, per essere realizzato aveva bisogno di tre livelli in cui Mazzini divideva deterministicamente la popolazione: 1° Un gruppo di intellettuali che rappresentasse il “genio” di Dio, la “scintilla” di Dio, ossia la moderna casta sacerdotale degli antichi imperi; 2° La gioventù che “interpreta il pensiero e lo trasforma in azione”; 3° “La plebe tumultuante per abitudine, malcontenta per miseria, onnipotente per numero, la forza d’urto chiamata a rovesciare gli ostacoli”»3. Un “intellettuale” che realmente rappresentasse il “genio” e la “scintilla” di Dio, Mazzini lo scovò nella persona di Adriano Lemmi. Rosario Esposito, nel suo libro: “La Massoneria e l’Italia”, così ci sintetizza questo personaggio: «Adriano Lemmi, nato nel 1822 a Livorno è stato Gran Maestro dell’Ordine dal 1885 fino al 1896; egli viene considerato “un genio che nessuna Massoneria può vantare”»4. Adriano Lemmi iniziò la sua carriera facendo il ladro. Appena ventiduenne, si trovava a Marsiglia, dov’era sbarcato il 2 gennaio 1844. Egli aveva falsificato una lettera di credito della ditta Falconet & C. di Napoli ed era entrato in confidenza col medico Grand-Boubagne; il 3 febbraio, si era trovato in casa di questi con la sola moglie e con la scusa di un malore, le aveva sottratto una borsa di perle e 300 franchi d’oro, mentre lei gli stava preparando una tisana in cucina. Fu pescato dalla polizia in una taverna con la refurtiva addosso e, il 22 marzo 1844, Lemmi fu condannato ad un anno e un giorno di detenzione, più cinque anni di sorveglianza speciale dell’alta polizia. Ma il destino di Lemmi fu deciso quando, vagabondando per il mondo, egli sbarcò a Costantinopoli, dove si mise a servizio di un vecchio erbaiolo ebreo, di Balata, la cui bottega era frequentata da un rabbino polacco, fuggito dalla Russia, dove era stato condannato per cospirazione. Il rabbino strinse amicizia con Adriano Lemmi, per il motivo che il giovinastro bestemmiava Cristo di buona voglia. Lemmi per farsi amare dagli ebrei di Balata, un giorno, domandò di essere ammesso nella religione di Mosè, dicendo che egli era pronto a rinnegare il battesimo e a farsi circoncidere. Indicibile fu la gioia del rabbino polacco e del vecchio erbaiolo. I due giudei, contenti e orgogliosi di avere un neofita, gli insegnarono il Talmud, dopo di che il rabbino, in sì solenne circostanza, fece sfoggio delle sua abilità di chirurgo sacro!.. Il 14 gennaio 1846 è un giorno memorabile, perché ci ricorda che Adriano Lemmi divenne definitivamente israelita, per effetto della liturgica operazione. Da quel momento, la posizione di Lemmi volse al meglio. E non si era convertito per burla. Oh, no! Egli era stato felice di associare il suo odio contro la Chiesa a quello degli ebrei di Balata. Lemmi fu, poi, iniziato ai segreti della magìa e dell’occultismo dal rabbino polacco e da un amico giudeo italiano, Abramo Maggioro, perfezionandosi nella scienza maledetta al cui studio si era dato con immenso ardore. Nel 1848, a Pera, Lemmi fece la conoscenza di un inglese di Londra e amico di Mazzini, che, in quello stesso anno, lo iniziò alla massoneria. Trascorso un periodo di miseria, sempre a Costantinopoli, nel 1849 Lemmi conobbe Kossuth, che era chiamato il “Mazzini dell’Ungheria”, il quale lo accolse, grazie ad una lettera di raccomandazione dello stesso Mazzini; lettera che Lemmi aveva ottenuto dai suoi amici inglesi. Divenuto, poi, segretario di Kossuth, Lemmi, nel 1851, lo accompagnò in America ma, alla notizia del colpo di Stato di Napoleone III, del 2 dicembre dello stesso anno, egli abbandonò Kossuth in America e raggiunse Mazzini a Londra, dove costui “si era rifugiato, dopo i moti insurrezionali del 1833-34, e da dove organizzava, in tutto il territorio italiano, delle cospirazioni aventi come unico scopo quello di rovesciare con la forza i Governi costituiti e quello di distruggere il Papato”5. 1, 2, 3 Cfr. Nuova Solidarietà, 25 febbraio 1985, p. 8. 4 Citazione tratta dal libro di Rosario F. Esposito, “La Massoneria e l’Italia”. 5 Cfr. Domenico Margiotta, “Ricordi di un 33”, Delhomme e Briguet, Editori, Parigi 1895. pp 2-7. |
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